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Notizia del 12/06/2015

Libero scambio solo con il riconoscimento del Made in Italy. Ok parametri per le tariffe doganali (prevalenza) ma i parametri di etichettatura devono essere  decisi dagli italiani, come già fanno svizzeri ed americani.

Il vice-ministro per lo Sviluppo economico rilancia l’accordo: «Possibile a inizio 2016». Fondamentale ruolo Agenzia-Ice.

Un ambizioso piano di sostegno del «made in Italy» di eccellenza attraverso il lavoro dell’Italian Trade Agency (Ita), e nell’ambito di un cammino sempre più concreto verso il trattato di libero scambio tra Europa ed Usa (Ttip). È questo il messaggio emerso nel corso della missione che ha avuto luogo a Chicago nei giorni scorsi e che ha visto impegnati in prima linea il vice-ministro per lo Sviluppo economico, Carlo Calenda, e i vertici dell’attuale Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane (ex Ice). Il tutto inquadrato nel Fmi Connect - Food Marketing Institute - la principale fiera del prodotto alimentare dedicata al mondo della grande distribuzione organizzata e della vendita al dettaglio, dove Calenda ha partecipato all’inaugurazione del padiglione italiano. 

 

Investimenti per 260 milioni di euro  

È questo l’ammontare che il governo italiano ha stanziato per promuovere l’eccellenza del «Made in Italy», di cui una buona parte negli Stati Uniti, e con particolare riguardo al food and wine, oltre che al tessile e alla gioielleria. Calenda, intervenuto al Fmi Connect, ha spiegato che per l’anno in corso, l’obiettivo è di «chiudere con un +15% di export». Ciò dopo aver raggiunto traguardi interessanti già nel 2014, anno in cui per il settore dell’agroalimentare l’export di prodotti italiani verso gli Usa è aumentato del 6,2% rispetto ai precedenti dodici mesi, riconfermando l’America come terzo mercato di destinazione delle eccellenze alimentari del Paese. 

 

Ice in prima linea  

Il piano messo a punto dal ministero trova la sua attuazione attraverso l’agenzia Ice che già con la partecipazione alla fiera di Chicago ha illustrato le linee guida della strategia in corso di sviluppo. L’agenzia in collaborazione con Federalimentare e le Fiere di Milano, Parma e Verona, ha organizzato una collettiva italiana di 52 imprese con l’obiettivo di incrementare presso la grande distribuzione americana il numero dei prodotti autentici del Belpaese disponibili sui loro scaffali e consolidare in questo modo brand e prodotti già esistenti. «L’Italian Trade Agency è onorata di essere partner di Fmi Connect, un primato di grande importanza per noi visto che si tratta di un’esibizione dell’eccellenza in termini prodotti, attrezzature e servizi orientati al retail per il comparto food», ha chiosato il Ceo dell’agenzia Ice, Roberto Luongo. 

 

Fmi Connect  

Si tratta di una delle esibizioni più quotate negli Stati Uniti e nel mondo per quanto riguarda il comparto food. La scorsa edizione ha visto 12 mila visitatori - tra rivenditori al dettaglio, all’ingrosso e media - provenienti da 73 Paesi di tutto il mondo. E le stime prevedono per quest’anno un aumento esponenziale dei numeri. Per il 2015 l’Italia è stata nominato «Host Country», e il Paese ha risposto con partecipazione contestuale degli organizzatori delle tre principali fieri di settore, le Fiere di Milano, Parma e Verona. Inoltre a dare lustro al tricolore è il fatto che per la prima volta Cibus, Tuttofood e Vinitaly, ovvero le rassegne più importanti e prestigiose del food italiano, sono partite insieme alla conquista degli scaffali della grande distribuzione organizzata negli Stati Uniti. «Questo è indicativo dello sforzo, dell’ambizione e della perseveranza nel voler sostenere le nostre eccellenze», sottolinea il direttore dell’ufficio Ice di New York, Maurizio Forte, presente assieme al responsabile della sede di Chicago, Matteo Picariello. 

 

L’accordo di libero scambio operativo ad inizio 2016  

L’atteso appuntamento in Illinois è stata anche l’occasione per rilanciare gli sforzi di intesa sull’accordo di libero scambio tra Usa e Ue, proprio partendo da quanto emerso nel recente vertice del G-7 in Germania. Secondo Calenda «entro i primi mesi del 2016, prima delle elezioni americane» che si terranno nel mese di novembre, «è realistico chiudere un accordo TTIP sostanzioso, che contempli tariffe, convergenza regolamentare, energia e qualcosa sulle indicazioni geografiche dei prodotti». Secondo il vice ministro non è invece realistico pensare di inserire dossier sensibili come il «buy american», specie alla vigilia delle elezioni in Usa, su cui invece si potrà continuare a negoziare. La certezza è che gli effetti di un accordo sarebbero enormi. «Il mercato americano potenziale per il “Made in Italy” prima del TTIP è di 9,2 miliardi di euro - ha chiosato il rappresentante del governo Renzi - e si calcola che la chiusura di un accordo di libero scambio ambizioso si tradurrebbe in un aumento potenziale del Pil italiano dello 0,5%, un valore molto significativo».

 

[fonte: lastampa.it]

Wikipedia: Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti



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