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Notizia del 05/06/2015

Gli occhi del mondo sono puntati sull’Esposizione Universale di Milano, che ha scelto il tema dell’alimentazione e della nutrizione. Ma quale ruolo giocano oggi le contromisure adottate in Russia contro i prodotti agroalimentari italiani?

Di solito la guerra e le sue conseguenze uccidono il commercio 'buono' e fanno proliferare quello 'cattivo'. È il caso, in particolare, delle aziende italiane che esportano in Russia prodotti agroalimentari. Fra il 2014 e il 2015, al di là della copertura mediatica giustamente dedicata alla vicenda ucraina, poca attenzione è stata rivolta alle conseguenze delle misure restrittive introdotte dalla Federazione Russa a partire dal 6 agosto scorso, che per i produttori italiani hanno comportato la perdita di 100 milioni di euro nei soli primi cinque mesi.

I più colpiti sono stati i settori della frutta fresca (con un calo delle esportazioni del 40,6%, pari a 24,4 milioni), i prodotti lattiero caseari, i formaggi, la carne e i suoi derivati. A questi si aggiungono gli effetti indiretti dovuti all'eccesso di offerta che si è venuta a determinare sui mercati europei a causa del mancato sbocco in Russia, con ricadute negative sui prezzi riconosciuti agli agricoltori. Il danno maggiore, tuttavia, che nasce dai nostri punti di forza come la distintività e il grande richiamo del Made in Italy è che lo stop alle importazioni dall'Italia ha provocato nella Federazione un vero boom nella produzione locale di prodotti Made in Italy taroccati, dal salame Italia alla mozzarella Casa Italia, dall'insalata Buona Italia alla robiola Unagrande, dalla mortadella Milano al Parmesan.

A potenziare la produzione dei falsi sono stati anche molti paesi esclusi dall'embargo come la svizzera, la Bielorussia, oltre che l'Argentina e il Brasile, che hanno aumentato le produzioni e le esportazioni dei cibi italiani taroccati. Infine c’è da considerare la ristorazione italiana in Russia che, dopo una forte crescita, è ora frenata per la mancanza degli ingredienti principali.

In alcuni casi i piatti sono spariti dai menu, mentre in altri sono stati sostituiti da tarocchi, senza che in molti casi vi sia una chiara indicazione nei menu. Tutto ciò per dire che la muscolarità in politica estera fa male a tanti e inevitabilmente tocca il cibo, fattore strategico specie nei periodi di recessione economica.

L'autore è presidente di Coldiretti

[fonte: rbth.com]



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