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Notizia del 07/04/2014

Di quanto sia importante l’export per l’economia italiana si è parlato spesso negli ultimi anni, ma per pochi settori questa componente è vitale quanto per il legno-arredo. E sono state proprio le vendite dirette all’estero a tenere a galla il comparto nei momenti più critici e a costituire oggi le maggiori speranze di ripresa. Secondo l’analisi del centro studi Cosmit/FederlegnoArredo, nel 2013 si è registrato un fatturato alla produzione nell’ordine di 27,4 miliardi di euro, in calo del 3,2% rispetto al 2012. Ma il confronto sarebbe stato più penalizzante senza il contributo dell’export, risultato in crescita del 2,4% a quota 12,7 miliardi. Tanto che il suo peso è salito nel corso degli ultimi dodici mesi dal 43,9% al 46,4% del fatturato globale. Merito di un settore che ha saputo tenere il passo dell’innovazione, sviluppando negli anni un valore del made in Italy che ormai è riconosciuto a ogni angolo del Globo come sinonimo di qualità. Molto contano la tradizione e il gusto che da sempre caratterizzano la produzione italiana nel settore, ma — a fronte di una concorrenza crescente — il tricolore non avrebbe mantenuto una posizione di leadership senza investimenti in tecnologie di prodotto e di processo che hanno consentito di perfezionare la catena che va dalla produzione alla vendita. Il risultato è stato un interesse crescente per i nostri prodotti soprattutto da parte dei Paesi emergenti, che meno di altri hanno sofferto i morsi della crisi internazionale e dove più rapido è il tasso di sviluppo dei consumi grazie anche ai processi di urbanizzazione in atto. E’ il caso della Russia, che ha assunto un peso via via crescente soprattutto nelle destinazioni dei prodotti di arredo, grazie anche al supporto di specifiche azioni di promozione condotte da FederlegnoArredo. Sin dal 2010, la domanda di prodotti italiani da parte della Federazione ha cominciato ad assumere consistenza, di pari passo con una significativa ripresa dell’edilizia. Nel 2013 la Russia ha importato dall’Italia 874,2 milioni di euro di prodotti riconducibili al macrosistema arredamento, facendo registrare un progresso del 9,5% rispetto all’anno precedente. Proprio il successo degli ultimi anni spiega l’apprensione con cui il comparto segue le vicende che stanno riguardando l’Ucraina: un’eventuale escalation delle tensioni, con il seguito di forti sanzioni internazionali alla Russia, potrebbe avere effetti fortemente negative sulle nostre esportazioni verso l’area. Di fatto svolgendo un ruolo ancora più importante di quello giocato negli ultimi mesi dall’indebolimento del rublo, che ha reso più costose le merci italiane (e degli altri Paesi dell’Eurozona). Il potenziale della Federazione resta comunque in buona parte inespresso perché, dopo la rapida diffusione della classe media — che ha un debole per il made in Italy in tutte le sue forme — negli agglomerate urbani di Mosca e San Pietroburgo, ora tocca allo sviluppo anche nei centri di medie dimensioni sparsi lungo il territorio di quello che è il Paese più grande al mondo. Una forte spinta al progresso dell’export dei prodotti di arredamento arriva anche dagli Stati Uniti (+11,6% nel 2013 rispetto al 2012), che da diversi anni rappresenta una delle destinazioni privilegiate per le imprese italiane del legno-arredo. Queste ultime, nonostante abbiano nella maggior parte dei casi dimensioni contenute, riescono a competere grazie a qualità del prodotto e flessibilità dell’offerta, oltre che alla capacità di fare rete nell’aggredire i mercati più lontani, che non è una costante negli altri settori dell’economia italiana. In questo caso l’indebolimento del dollaro rispetto alla moneta unica del Vecchio Continente evidentemente ha avuto un impatto contenuto, sicuramente inferiore all’importanza assunta dalla ripresa dell’economia americana che ha permesso ai consumatori di tornare a spendere su prodotti di qualità. Lo scenario non è altrettanto florido sul fronte interno, tanto che il 2013 è stato caratterizzato da un calo importante sia sul fronte dei consumi interni apparenti (-6,5% a quota 19,2 miliardi di euro), sia dell’import (-3,2% a 4,5 miliardi). Questa situazione ha pesato in particolare modo sulle aziende strutturalmente più deboli, già provate dalle difficoltà degli anni precedenti, tanto che nell’ultimo anno le aziende attive nel settore sono calate del 3,2% a 67.222. Meno severo è stato il trend degli addetti, scesi dell’1,8% a 366.832 unità, grazie agli sforzi fatti dalle stesse realtà del settore per salvaguardare l’occupazione ed evitare di perdere competenze cruciali. L’auspicio, infatti, è che i primi venti di ripresa che stanno caratterizzando l’economia italiana possano spingere anche il comparto del legno-arredo, insieme alla conferma per l’anno in corso degli incentivi fiscali per la casa e per l’arredamento (il cosiddetto Bonus Mobili, che consente detrazioni al 50%) e di quelli per il risparmio energetico (Ecobonus).

Fonte: Repubblica.it



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